"Archimede", la gestione della depurazione a Diamante; l'affidamento frazionato
L'indagine "Archimede" ha puntato l'obiettivo su una serie di affidamenti protratti negli anni sempre allo stesso gestore del depuratore di Diamante
DIAMANTE – Il responsabile dell'area tecnica del comune di Diamante, Tiziano Torrano, è indagato insieme a Pasqualino De Summa, titolare di una ditta e legale rappresentante di un'altra società che gestiva il servizio di depurazione. Avrebbero turbato il procedimento di scelta del contraente in relazione alle determinazioni di proroga di affidamento del servizio per i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria dell'impianto di depurazione di località Sorbo, dell'impianto di depurazione consortile di località Vaccuta e di 14 impianti di sollevamento del comune di Diamante. Avrebbero adottato le determinazioni sotto la soglia di 40.000 euro, “strumentalizzando illecitamente il disposto” della normativa in materia, dal mese di aprile 2012 al mese di agosto 2014, con cadenza bimestrale e dal mese di settembre 2014 al mese di settembre 2020 con cadenza mensile, “così artificiosamente frazionando l'importo complessivo del valore dell'affidamento pari a 2.213.963,67 euro”.
E ancora Tiziano Torrano, “dal mese di maggio 2016, in circostanze contrarie al vero”, avrebbe affermato “falsamente di aver rispettato il criterio di rotazione tra i diversi operatori economici presenti sul mercato e l'effettuazione in ordine alla qualità ed al prezzo di scrupolose indagini di mercato ed, invece, dal mese di aprile 2012 il servizio veniva affidato esclusivamente ed ininterrottamente a Pasqualino De Summa, in qualità di titolare della ditta Elettra di Pasqualino De Summa, fino al mese di dicembre 2014 e di legale rappresentante della De Summa S.r.l. Unipersonale dal mese di gennaio 2015 e non essendo presente alcun atto procedimentale relativo ad indagini di mercato svolte nella documentazione acquisita”.
Sempre lo stesso Tiziano Torrano, avrebbe fornito “dati mendaci nel corpo della determinazione, 175 del 05.07.2019, relativa all'affidamento dei servizio di controllo e verifica dei serbatoi idrici, sorgente, impianti dì sollevamento presenti sul territorio comunale fino ai 30/09/2019 del Comune di Diamante”. Anche in questo caso, l'affidamento, secondo l'accusa formulata, sarebbe avvenuto secondo una presunta indagine di mercato, ma l'affidatario, De Summa, non sarebbe stato in possesso dell'attestazione richiesta e quindi avrebbe turbato “il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto della determinazione di affidamento dei servizio a favore della De Summa srl, al fine di condizionare le modalità di scelta del contraente”.
PERCHE' LE MISURE RESTRITTIVE
ALTO TIRRENO – I gravi indizi di colpevolezza indicati agli atti dell'operazione “Archimede” hanno condotto alla decisione delle misure restrittive da parte del Gip. “La proliferazione di condotte come quelle contestate – si legge - ha determinato senza dubbio una alterazione delle procedure negoziate e una non corretta esecuzione dei contratti con la pubblica amministrazione, essendo emersa una rete di relazioni collusive tra pubblici ufficiali e privati imprenditori che si traducono in una vera e propria pratica restrittiva della concorrenza, attraverso il ricorso, da parte degli stessi funzionari pubblici, all’adozione di atti amministrativi con motivazioni apodittiche e lacunose, nonché mendaci, per giustificare surrettiziamente una precisa volontà di negoziare sempre con il fornitore storico, nonché accordi, anche taciti, ma comunque in grado di alterare e ledere i beni giuridici protetti dalle nonne di legge violate con la prospettazione di ulteriori e gravi danni”. Nel concreto, insomma, si intravedono condotte contrarie alla normativa e all'importanza della gestione degli impianti oggetto di indagine.
“Dalle emergenze investigative – si legge - si delinea l’effettuazione di un processo depurativo delle acque reflue assolutamente illecito, ove si è accertato che il funzionamento irregolare di varie unità degli impianti dipenda dalla gestione posta in essere con malafede contrattuale nell’espletamento del servizio, ove i gestori degli impianti pongono in essere numerosi espedienti maliziosi che determinano la fornitura di una prestazione qualitativamente diversa da quella contrattualizzata. Desta, poi, forte allarme sociale – si precisa - la strumentalizzazione da parte dei gestori degli impianti del sistema di controlli pubblici e privati predisposti, disattendendo assolutamente all’importanza dei medesimi, realizzando, anche se talora con rapporto causale dei controllori, accertamenti solo di tipo formale, essendo i soggetti ben consapevoli che gli esiti dei prelievi effettuati fossero nella norma, in quanto effettuati in un momento in cui le acque da analizzare erano state sottoposte ad un processo di clorazione solo estemporaneo, che non garantiva una piena depurazione; infatti, ponendo in essere interventi di tipo straordinario, non si assicura la qualità della stessa, sia prima e anche dopo tali interventi.
Tale spregiudicata condotta era posta in essere al fine di evitare sanzioni in caso di superamento dei limiti tabellari previsti per legge e, dunque, con una finalità esclusivamente di profitto, senza alcuna rilevanza per la correttezza del servizio da svolgere, attesa la sua delicatezza per la tutela di beni giuridici, di assoluta rilevanza per il territorio in cui gli stessi operano”. Secondo il Gip “Gli elementi raccolti appaiono sufficienti ed idonei per ritenere comprovata la reiterazione delle condotte criminose, considerato che dagli esiti di indagine emergono, non solo con riguardo alle condotte poste in essere e contestate nei singoli capi di imputazione, personalità inclini a commettere illeciti e, dunque, spregiudicate, se solo si pensa che sono state attestate in atti pubblici anche circostanze palesemente mendaci, quali l'attribuzione di una categoria commerciale ad un operatore economico che ne era privo o di aver effettuato il principio di rotazione nella scelta del contraente, sebbene per circa un decennio il servizio risulta attribuito sempre allo stesso imprenditore, o ancora di aver predisposto un invito a fornire una offerta economica con clausole restrittive, al solo fine di affidargli il servizio, essendo un “fornitore storico”. Sono emerse, inoltre, condotte di frode nell’esecuzione dei servizi pubblici perpetrando azioni palesemente contrarie alle norme di legge, come sversare fanghi di depurazione in terreni privati, utilizzare scarichi non autorizzati, o diluire le acque reflue con l’utilizzo di acqua potabile, al fine di alterare, consapevolmente, i valori delle analisi e dunque porre in essere condotte che solo formalmente apparivano lecite, ma che di fatto sono foriere di produrre inquinamento ambientale, ovvero quanto il servizio affidato, se svolto a norma di legge, dovrebbe evitare proprio che un fenomeno di tal fatta si produca, a fronte delle quali, pertanto, appare conclamata la necessità di un intervento cautelare nei confronti di tutti i soggetti responsabili”.