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Cetraro, indagini sui colpi di kalashnikov, un'arma che torna a sparare sul Tirreno

Cetraro, i carabinieri indagano sui fatti legati ai colpi di kalashnikov al centro per migranti, l'arma torna a sparare sul Tirreno cosentino


Cetraro, i carabinieri indagano sui fatti legati ai colpi di kalashnikov al centro per migranti, l'arma torna a sparare sul Tirreno cosentino

Cetraro, 20 luglio 2024 – Nella città del Tirreno cosentino teatro negli ultimi giorni dell'atto intimidatorio a colpi di kalashnikov, i militari sono impegnati in queste ore in controlli e perquisizioni, anche legati ai fatti accaduti al parco degli Aranci, il centro che accoglie un centinaio di migranti a Cetraro. L'obiettivo è far luce su quanto accaduto nei giorni scorsi. Come è noto 23 colpi di kalashnikov sono stati esplosi contro le pareti esterne del centro. E ora, probabilmente si cerca l'arma che potrebbe anche aver colpito altre volte sul Tirreno cosentino.


Il Kalashnikov torna a sparare

Il kalashnikov nella storia del Tirreno cosentino e, in particolare di Cetraro, è un'arma che ricorre spesso. Basta andare indietro nel tempo al mese di giugno 2022 e rispunta l'arma di fabbricazione russa. Una raffica di Ak 47 segna il precedente utilizzo, ovviamente non è dato sapere se possa trattarsi di quell'arma utilizzata al centro migranti. In quella data, però, il kalashnikov era stato utilizzato per tentare di uccidere il 47enne Guido Pinto, di Cetraro, titolare di una palestra a Guardia Piemontese. La vittima viaggiava a bordo di un’Alfa 156 e stava facendo rientro nel proprio comune. Il malvivente, in quella occasione, aveva esploso una raffica contro la vettura in movimento. Cinque colpi erano finiti nell'auto, uno aveva raggiunto l'uomo alla zona toracica. Il sicario non era riuscito a portare a termine il “lavoro” perchè si fermarono alcuni automobilisti a soccorrere il ferito rendendo impossibile il completamento dell'agguato.


Il kalashnikov usato per una rapina

Il kalashnikov spunta ancora negli anni passati, alla fine del 1999, quando un cetrarese coinvolto nell'operazione denominata Frontiera lo avrebbe utilizzato per una rapina. L'assalto ad un furgone portavalori che, diretto a Cosenza, passava per la superstrada che costeggia il litorale tirrenico. Agli atti del processo si racconta che il cetrarese: “ci fornì un kalashnikov per l’esecuzione”, al cetrarese, prosegue il testimone: “feci avere una parte del bottino, mi pare 100milioni”. Agli ideatori di quella rapina venne poi riferito che la cosca Muto “era rimasta molto scontenta dell’ammontare della parte consegnata ai cetraresi in quanto pretendeva la metà del bottino”. Il colpo di Kalashnikov era diretto alle ruote del furgone blindato.



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