Dalla morte del dottor Saporiti l'insegnamento: «Mai più ambulanze senza medico»
Le riflessioni della sorella del dottor Saporiti, Maria Grazia, sui viaggi di ambulanze senza medico a bordo e sulla morte del dottor Enzo Saporiti
Scalea, 3 gennaio 2025 – Mai più ambulanze senza medico: la morte del dottore Enzo Saporiti possa servire per invertire la cattiva abitudine. Lo scrive anche la sorella Maria Grazia Saporiti: “Un'ambulanza senza medico è come una nave senza nocchiere”. Tutti avrebbero diritto ad una sanità “giusta” anche chi, la complicata macchina della stessa sanità, l'ha fatta funzionare con grandi sacrifici, fino a rimetterci la vita. La morte improvvisa del dottore Vincenzo, Enzo Saporiti, avvenuta lo scorso 1 novembre nel suo studio medico a Scalea, potrà e dovrà servire ad un cambiamento di passo della sanità.
Ambulanze senza medico: una prassi
Ormai sembra essere diventata una prassi: si inviano le ambulanze con i soli infermieri e in assenza di un medico, e spesso capita di non potere o sapere diagnosticare in tempo la gravità di una urgenza. Enzo Saporiti era un medico di base, che operava a Scalea e nella Riviera dei cedri, e in molti lo hanno potuto constatare in varie occasioni, aveva fatto della sua professione una missione: non aveva orari, non aveva limiti, non aveva schemi di fronte alla necessità di poter salvare una vita, di poter aiutare una persona che sta male.
Eppure, lo scorso primo novembre, quando il “medico di tutti” aveva necessità di un'assistenza immediata, per sé stesso, a seguito di un infarto fulminante è deceduto in una di quelle situazioni di presunta “anormalità” dei soccorsi. E, forse, con tali riflessioni, anche dopo la morte, il dottor Saporiti potrà aiutare altre persone; la sua “ultima” esperienza in vita potrebbe servire a salvarne tante altre in futuro.
Le riflessioni per un cambiamento
E' la sorella del medico, Maria Grazia Saporiti, a diffondere delle riflessioni che devono e possono indurre chi muove i fili della sanità a cambiare, a rivedere, i metodi. In questo modo potremo dire che la battaglia combattutta in vita dal dottore Enzo Saporiti porterà a risultati importanti anche dopo la morte, il “sacrificio” se vogliamo di un medico che non si è mai fermato a guardare l'orologio, che non ha mai detto di no, a nessuno.
“Il primo novembre – scrive Maria Grazia Saporiti - ci hai lasciato con un infarto devastante, diagnosticato da te stesso, il 118 è arrivato tempestivamente, ma senza medico, e chi ha refertato da remoto sì è affidato ai risultati trasmessi. Certamente la presenza di un medico avrebbe permesso di diagnosticare immediatamente la gravità del tuo malore e un intervento adeguato. Intanto tu non ci sei più e se avessi avuto anche solo una possibilità di salvezza ti è stata preclusa”.
Da anni le ambulanze viaggiano senza medico
La necessità di cambiare ciò che ormai è diventata una prassi. Lo ricorda Maria Grazia Saporiti: “Nella regione Calabria da anni le ambulanze viaggiano senza medico e poco attrezzate, soltanto per motivi economici, per cui chiamare un 118 senza un medico a bordo significa perdere minuti preziosi e fatali. Questo significa garantire solo un trasporto in ospedale, e non un pronto soccorso tempestivo ed efficace”. Le riflessioni non riguardano soltanto il medico, ma vanno estese all'intera popolazione, una evenienza che può coinvolgere chiunque, qualsiasi famiglia: “Questa possibilità – scrive infatti la sorella del dottor Saporiti - non è stata negata soltanto a te, ma nel corso degli anni è stata negata a tantissime persone e continuerà ad essere negata nella nostra disgraziata regione. Un'ambulanza senza medico è come una nave senza nocchiere, oppure per rimanere in tema sanitario come un ospedale senza medici. La salute delle persone è il bene assoluto che lo Stato deve tutelare senza badare a spese”.
Il ricordo dell'impegno del dottore Saporiti
Il ricordo dell'impegno nel lavoro, riconosciuto da tutti: “Nel corso della tua attività di medico, hai soccorso tantissime persone anche per infarto, che si sono salvate per il tuo tempestivo intervento, che ti ha permesso di fare una diagnosi immediata, diretta e corretta. Il tuo sogno era continuare a lottare contro questa malasanità e continuare a fare il medico, attrezzando sempre di più il tuo studio per renderlo un vero e proprio piccolo pronto soccorso al servizio di tutti”.
Ad ottobre del 2010, il dottor Saporiti scriveva: “Vorrei essere medico, non per diploma, ma per vocazione e impegno a resistere a una medicina impersonale e complicata che spesso fa vacillare ogni buona volontà”, e poi aggiungeva: “Applicare la scienza conscendone i limiti e agendo con compassione. (..Pensieri in libertà dopo che un nonnetto molto malato, dopo una visita, mi ha detto che mi vede come un padre...)”.
E non ci sono dubbi, lo ricorda la sorella: “Questi erano i tuoi pensieri di medico che ha sacrificato sé stesso per assistere tutti in maniera incondizionata e per sopperire anche alle carenze del sistema sanitario, evidenti soprattutto nella nostra regione. Che sei stato medico per vocazione è chiaro a tutti, nella seconda parte del tuo pensiero te la prendevi con la burocrazia. Quella stessa burocrazia complicata, che tanto detestavi, ha fatto in modo che per te non ci fosse nessuna possibilità di salvezza”.
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