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Diamante, sparatoria al bar: iniziato il processo a carico dei tre fratelli

Accolte le richieste di partecipazione delle parti civili. Sollevate varie eccezioni



DIAMANTE – 13 ott. 22 - Si è aperto ieri il processo che dovrà ricostruire le fasi della sparatoria avvenuta all'interno della pasticceria perugino sul lungomare di Diamante, lo scorso 4 febbraio. Gli imputati sono i tre fratelli Massimo De Rose, 31 anni, Alessandro De Rose, 35 anni, e Mattia De Rose, 38 anni devono rispondere dell'ipotesi di accusa di duplice tentato omicidio. Il processo, ieri è iniziato al tribunale di Paola, sono state sollevate varie eccezioni dagli avvocati difensori delle parti. Sollevate anche questioni preliminari da parte della difesa degli imputati. Il tribunale ha ammesso la costituzione delle parti civili delle persone offese, Stefano e Gianluca Perugino, assistiti dagli avvocati di fiducia Francesco Liserre e Luigi Crusco; ammesso anche il comune di Diamante che è assistito dall'avvocato Giuseppe Marchese. I tre imputati, presenti ieri in aula, sono attualmente sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere e sono difesi, rispettivamente, dagli avvocati Cristian Cristiano, Ugo Le Donne, Maurizio Nucci e Francesco Santelli. Sono state ammesse le richieste di prova presentate dagli avvocati delle parti civili e degli stessi imputati. A novembre si tornerà in aula per l'esame delle persone offese.



Al processo sono stati iscritti circa quaranta testimoni, per cui si prevedono diverse udienze per cercare di fare piena luce su quanto accaduto sul lungomare di Diamante. Dal processo è stato estromesso, quale presunto imputato, Gianluca Perugino. Il titolare della pasticceria era stato inizialmente iscritto nel registro degli indagati, ma si trattava di un atto dovuto. Il comune di Diamante, già a caldo, aveva preannunciato che si sarebbe costituito parte civile: “Tre soggetti, successivamente sottoposti alle dovute misure cautelari della custodia in carcere, con l'utilizzo di armi cagionavano lesioni personali ai concittadini e titolari dell'attività commerciale - si legge agli atti del comune - arrecando sgomento nei presenti, ponendo in essere atti idonei a cagionare la morte delle persone offese. L'episodio, data la rilevanza turistica della città di Diamante, è stato riportato dalla cronaca e da tutti i giornali e telegiornali locali e non solo, ponendo un sentimento negativo nei riguardi di un paese rinomato quale meta turistica per trascorrere le vacanze”.



Il sindaco, Ernesto Magorno, alla manifestazione che si è tenuta nella chiesa del Buon Pastore subito dopo la sparatoria del 4 febbraio alla presenza di numerosi sindaci, amministratori locali e del referente regionale di Libera, don Ennio Stamile, aveva dichiarato: “L'aggressione è stata una violenza contro tutta la nostra città, un atto contro quella società che a Diamante rappresenta un pezzo di Stato. Noi siamo quelli che vogliono continuare a costruire un futuro migliore, noi siamo un corpo sano che coltiva la fiducia. Ringrazio i sindaci presenti segno che siamo un territorio unito, ringrazio le forze dell'ordine che svolgono un lavoro prezioso. Serve però aumentare la presenza di uomini e donne dello Stato, è un diritto che non può essere negata ai nostri cittadini. E così mi rivolgo ai più giovani, non giratevi dall'altra parte, non sotterrate i vostri talenti. Se non ci giriamo dall'altra parte episodi come questi non si ripeteranno mai più".



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