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Frode sui crediti di imposta Covid 19: sequestri, 3 misure interdittive e 9 indagati

Aggiornamento: 29 apr

Indagine della guardia di finanza di Catanzaro su una presunta frode sui crediti di imposta Covid 19: predisposti sequestri, 3 misure interdittive con 9 indagati



Indagine della guardia di finanza di Catanzaro su una presunta frode sui crediti di imposta Covid 19: predisposti sequestri, 3 misure interdittive con 9 indagati

Catanzaro, 23 aprile 2024 – La guardia di finanza di Catanzaro ha concluso una attività di indagine su una presunta frode sui crediti di imposta covid 19, con sequestri per circa 3,5 milioni di euro, 3 misure interdittive e nove indagati. Il comando provinciale della guardia di finanza di Catanzaro, coordinato dalla locale Procura della Repubblica, ha dato esecuzione ad un’ordinanza con la quale il Gip del tribunale di Catanzaro ha disposto, per la durata di dodici mesi, l’applicazione di misure interdittive nei confronti di tre indagati, per la ritenuta sussistenza di gravi indizi. Si contestano, a vario titolo, i reati di: associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari e di truffa aggravata per il conseguimento di pubbliche erogazioni nel quadro di un illecito sfruttamento dei vantaggi fiscali previsti per l’attuazione delle misure di contenimento della pandemia da Covid-19.


La misura interdittiva

Per due imprenditori, è stata disposta la misura interdittiva dall’esercizio dell’attività imprenditoriale; per un commercialista è stata disposta quella del divieto temporaneo di svolgere attività professionale. Contestualmente, è stata data esecuzione al sequestro preventivo di oltre 2,7 milioni euro corrispondenti al valore di crediti di imposta ipotizzati come inesistenti e di ulteriori 765.000 euro quale illecito profitto dei reati contestati.

I provvedimenti scaturiscono dalla complessa attività di indagine svolta dal Nucleo di Polizia Economica -Finanziaria di Catanzaro.


Le indagini

La presunta associazione, attraverso un articolato sistema di emissione di fatture per operazioni ritenute oggettivamente inesistenti, si sarebbe adoperata per acquisire, in modo fraudolento, crediti di imposta (a fronte di prestazioni mai effettuate di sanificazione e adeguamento dei locali commerciali in funzione anti-pandemica) successivamente utilizzati in compensazione di debiti tributari da parte di alcune società riconducibili a uno degli associati o “monetizzati” attraverso la cessione a terzi in buona fede, fra cui Poste Italiane spa (per circa un milione di euro), traendo in inganno l’Agenzia delle Entrate e causando un ingente danno per l’Erario.


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