"Frontiera": in aula per il processo d'appello bis. Undici imputati del clan di Cetraro
Chiesta l’esclusione dell’aggravante mafiosa per la rapina all’ufficio postale di Sangineto
CETRARO – 23 feb. 23 - Si torna in aula per il processo d'appello bis, alla Corte d'Appello di Catanzaro, relativo all'operazione convenzionalmente denominata “Frontiera”. L'operazione definita come un attacco frontale al predominio della cosca Muto sul Tirreno cosentino è scattata il 19 luglio del 2016. Erano 58 le persone accusate, a vario titolo, anche di associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, estorsione e rapina. In quella data venne arrestato anche il boss Franco Muto e i figli Luigi e Mara. Il nuovo processo di secondo grado, che si è aperto ieri a Catanzaro, si è reso necessario a seguito degli annullamenti con rinvio di alcune posizioni giudicate con il rito abbreviato. Undici gli imputati chiamati a rispondere al processo d'appello bis: Fedele Cipolla, 36 anni di Cetraro, con condanna parzialmente annullata con rinvio in riferimento all’esclusione dell’aggravante mafiosa. Per lui la pena è da rideterminare. Franco Cipolla, “Tabacco”, 62 anni di Cetraro, condanna parzialmente annullata con rinvio in riferimento all’esclusione dell’associazione armata e al ruolo partecipativo dell’associazione mafiosa, con pena da rideterminare.
Angelina Corsanto, di Cetraro, con condanna parzialmente annullata con rinvio in riferimento all’esclusione dell’associazione armata e con pena da rideterminare. Alessandro De Pasquale, 42 anni, di Cetraro, condanna parzialmente annullata con rinvio in riferimento all’esclusione dell’aggravante mafiosa e all’associazione armata e pena da rideterminare. Guido Maccari, “Mazzaruni”, 41 anni, di Cetraro, condanna parzialmente annullata con rinvio in riferimento all’esclusione dell’associazione armata e al ruolo partecipativo dell’associazione mafiosa e con pena da rideterminare. Luigi Muto, 61 anni, di Cetraro, condanna parzialmente annullata con rinvio in riferimento all’esclusione dell’associazione armata e con pena da rideterminare. Mara Muto, 50 anni, di Cetraro, condanna parzialmente annullata in riferimento all’esclusione dell’associazione armata e della riqualificazione del fatto relativamente alla gestione dell’Eurofish e con pena da rideterminare. Carmine Occhiuzzi, “Minuccio”, 68 anni di Cetraro, condanna parzialmente annullata con rinvio in riferimento all’esclusione dell’aggravante mafiosa e pena da rideterminare. Andrea Orsino, 53 anni di Cetraro, condanna parzialmente annullata in riferimento all’esclusione dell’associazione armata, al ruolo partecipativo dell’associazione mafiosa e della riqualificazione del fatto relativamente alla gestione dell’Eurofish e pena da rideterminare.
Alfredo Palermo, 40 anni, di Praia a Mare, condanna parzialmente annullata con rinvio in riferimento all’esclusione dell’associazione armata: pena da rideterminare. Antonio Pietramonica, condanna parzialmente annullata in riferimento all’esclusione dell’associazione armata: pena da rideterminare. Nel corso dell'udienza di ieri, il sostituto procuratore generale, ha affermato con forza che secondo la Procura generale di Catanzaro, il clan Muto di Cetraro è un’organizzazione mafiosa di tipo armato. Nel corso dell'udienza, inoltre è stata chiesta l’esclusione dell’aggravante mafiosa per la rapina all’ufficio postale di Sangineto, avvenuta nel mese di giugno del 2015. E' stata chiesta, invece, la rideterminazione della pena per gli imputati accusati di aver agito in qualità di organizzatori e partecipi dell’associazione mafiosa di Cetraro.