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Estorsioni e intimidazioni nell'alto Tirreno cosentino: le indagini dei carabinieri e della polizia

Le indagini della Dda di Catanzaro, dei carabinieri di Scalea e della squadra mobile della polizia svelano un presunto sistema criminale con richieste di denaro, minacce e un’“ala politica”, episodi di estorsioni e intimidazione sull'alto Tirreno cosentino


Estorsioni sull'alto Tirreno cosentino

Scalea, 15 marzo 2025 - Le indagini della Dda di Catanzaro hanno portato alla luce un presunto sistema criminale ben organizzato nell’alto Tirreno cosentino, caratterizzato da estorsioni, intimidazioni e un’“ala politica”. I provvedimenti di custodia cautelare che hanno raggiunto cinque persone sono stati firmati dal Gip distrettuale di Catanzaro, Mario Santoemma, secondo quanto richiesto dal procuratore aggiunto della Dda, Vincenzo Capomolla, dal procuratore Salvatore Curcio e dal sostituto Anna Chiara Reale. L'attività investigativa si è conclusa ieri mattina con l'intervento dei carabinieri della compagnia di Scalea coordinati dal capitano Andrea D'Angelo, del nucleo operativo e radiomobile, con a capo il capitano Giuseppe Regina, della Sezione investigativa del servizio centrale operativo (Sisco) di Catanzaro, della Squadra mobile della Questura di Cosenza, supportate in fase esecutiva da personale del reparto prevenzione crimine “Calabria – Settentrionale”, dalle Stazioni carabinieri competenti, oltre che dall'unità cinofila della Polizia di Stato



Le richieste di denaro e le minacce

Le indagini si sono concentrate su presunti episodi di estorsione consumata e tentata, con vittime costrette a pagare somme di denaro per garantire la sicurezza delle proprie attività. In un caso, a un imprenditore edile è stato imposto il pagamento del 3% del valore degli appalti pubblici, con minacce di ritorsioni in caso di mancato versamento. Le richieste di denaro, spesso “rateizzabili”, erano giustificate come contributi per “sostenere le persone in carcere” o per “garantire un tranquillo proseguimento” delle attività economiche.


Intimidazioni e inseguimenti

Le vittime hanno subito pressioni e minacce, tra cui inseguimenti sulla strada statale 18 e richieste pressanti di somme anche fino a 30.000 euro per lavori che facevano riferimenti ad un appalto milionario. In un episodio, un soggetto travisato da un cappuccio ha intimato a una vittima, a Cetraro, di non denunciare i fatti: dammi la mano che non è vero che avete fatto denuncia e potete campare cento anni. Nelle indagini appena concluse rientrano episodi di presunta estorsione con richieste di somme di denaro in un caso fino a 15mila euro, poi concordata con la vittima a circa la metà e pure “rateizzabile” per le difficoltà a reperire l'importo. Un atto dovuto: “pagano tutti”. Un versamento di denaro da effettuare a “loro” o al massimo a “quelli mandati da loro”. E chi non avrebbe pagato sarebbe “diventato nemico”.



Il legame con le cosche locali

Secondo gli investigatori, le estorsioni erano finalizzate ad agevolare la cosca “Muto”, presunta destinataria delle somme prelevate. Le indagini hanno anche evidenziato la presenza di un’“ala politica” all’interno del gruppo criminale, che si caratterizza per la capacità di intimidazione e assoggettamento.


Un sistema criminale radicato

Le attività investigative hanno rispolverato “vecchie questioni” legate a operazioni come “Plinius” e “Plinius 2”, che in passato hanno segnato il panorama criminale del Tirreno cosentino.





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