"Magnifica": misure per 6 professori ordinari e 2 dipendenti dell'università di Reggio Calabria
La Gdf di Reggio Calabria ha dato corso ad una ordinanza di applicazione di misura cautelare personale interdittiva emessa dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 6 professori ordinari e 2 dipendenti amministrativi dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria
REGGIO CALABRIA - 21 apr. 22 - I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno dato corso a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale interdittiva emessa dall’Ufficio Gip del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 6 professori ordinari e 2 dipendenti dell’area amministrativa dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
COINVOLTI IL RETTORE ED IL PRORETTORE VICARIO
Tra le persone sottoposte alla misura cautelare del divieto temporaneo all’esercizio del pubblico ufficio, ricoperto presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, figurano anche l’attuale Rettore dell'Ateneo, sottoposto ad una misura interdittiva della durata di 10 mesi, ed anche il suo predecessore, l’attuale prorettore vicario, sottoposto ad una misura interdittiva della durata di 12 mesi. Nei confronti di quest’ultimo, il Gip ha disposto anche l’esecuzione di un sequestro preventivo del valore di circa 4 mila euro.
La Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha disposto anche perquisizioni domiciliari e personali nei confronti di 23 soggetti, oltre a perquisizione di sistemi informatici/telematici in uso all'Università, con contestuale richiesta di consegna di documentazione ritenuta essenziale ai fini probatori.
L'INDAGINE
L’operazione costituisce l’esito di un’articolata indagine condotta dal Nucleo di Polizia economico finanziaria di Reggio Calabria che ha consentito di ipotizzare, fatte salve successive valutazioni di merito, presunte condotte illecite, commesse in un arco temporale molto significativo, dal 2014 al 2020. Si ipotizza l’esistenza di un’associazione dedita alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica nella direzione e gestione dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e delle sue articolazioni compartimentali.
Le indagini traggono origine da un esposto, presentato alla locale Procura della Repubblica, da una candidata non risultata vincitrice. Venivano segnalate condotte irregolari nella procedura di valutazione comparativa per un posto di ricercatore universitario. L’esponente, per tutelare la propria posizione, aveva promosso appositi giudizi presso i competenti organi di Giustizia Amministrativa, in tale contesto, come emerso agli atti delle indagini, veniva suggerito al candidato di rinunciare all’azione giudiziaria intrapresa ed “aspettare il proprio turno” per avere accesso a future opportunità professionali all’interno del Dipartimento.
Sulla base di quanto emerso dalle indagini, la perpetrazione di molteplici e reiterati atti contrari ai doveri d’ufficio di imparzialità, lealtà, correttezza e fedeltà si sarebbe manifestata, soprattutto, in occasione delle varie procedure concorsuali e comparative, nella selezione delle commissioni esaminatrici attraverso la scelta di componenti ritenuti “affidabili” e pertanto idonei a garantire un trattamento favorevole ai singoli candidati scelti “direttamente” o a seguito di “segnalazione”.
Le procedure comparative e concorsuali riguardavano indistintamente le posizioni di ricercatori, di professori ordinari e associati, di assegnisti di ricerca nonché le selezioni per l’accesso ai dottorati di ricerca e ai corsi di specializzazione.
Inoltre, sulla scorta delle indagini poste in essere venivano riscontrate ulteriori e molteplici presunte irregolarità nella gestione delle risorse universitarie: le autovetture di servizio, infatti, venivano sistematicamente sottratte alle loro finalità istituzionali per essere utilizzate ai fini privati; alcuni appalti dei lavori edili di manutenzione dei locali universitari venivano assegnati in assenza di apposite procedure di gara e sulla base di false prospettazioni della realtà fattuale. Peraltro, l’indebito utilizzo delle risorse dell’ente non ha riguardato solo le autovetture di servizio, le contestazioni di peculato concernono, infatti, anche le carte di credito intestate all’Università, reiteratamente utilizzate per pagare spese di natura prettamente personale.
I REATI CONTESTATI
Le condotte contestate agli indagati consistono – ad oggi e fatte salve le valutazioni dei successivi organi di giudizio - nella associazione a delinquere, concussione,corruzione, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e peculato.
Il provvedimento cautelare eseguito costituisce la conclusione di un complesso iter investigativo che dimostra, ancora una volta, l’elevata attenzione mantenuta dai militari in forza al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria che - nel solco delle puntuali indicazioni dell’Autorità Giudiziaria - continua a essere rivolta alla ricerca ed alla repressione delle forme di illegalità nella Pubblica Amministrazione allo scopo di arginare il cattivo utilizzo delle risorse dello Stato, a combattere la corruzione ed tutelare la trasparenza e la meritocrazia come vere chiavi di successo del sistema Paese.