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Maltrattamenti a Grisolia: il processo per il diamantese si avvia a conclusione

I fatti accaduti negli anni scorsi. Violenze e maltrattamenti nei pressi dell'abitazione a Grisolia



DIAMANTE – 27 mag. 22 - Una storia di presunti maltrattamenti che si è svolta negli anni passati fra Grisolia e Diamante. Non solo maltrattamenti, ma anche lesioni aggravate sono le accuse a carico di G.P. Un uomo di Diamante. Ieri mattina, al tribunale di Paola, sezione penale, si è svolta una nuova udienza ed il processo si avvia a conclusione la sentenza potrebbe essere pronunciata entro la fine dell'anno.

L'imputato, per i fatti per cui è accusato, era stato sottoposto anche alla misura cautelare carceraria. Successivamente, a seguito delle istanze del suo difensore di fiducia, l'avvocato Francesco Liserre, la misura era stata revocata dallo stesso Tribunale di Paola. Si prosegue con l'ascolto delle testimonianze e con la ricostruzione degli episodi di violenza verso la compagna del diamantese, che sono numerosi. In più di un’occasione, l’imputato, secondo la ricostruzione fornita dalla vittima e dai carabinieri di Santa Maria del Cedro, coordinati dal pubblico ministero, per futili motivi e in stato di ubriachezza, avrebbe usato violenza nei confronti della convivente, anche con l’uso di un coltello, sottoponendola ad un regime di vita umiliante e vessatorio, fatti spesso avvenuti nell'abitazione di Grisolia dove l'uomo in passato aveva convissuto con la compagna. Ieri mattina, al termine dell'udienza, il processo è stato rinviato al prossimo 24 novembre. In quella data si procederà con l’esame di alcuni carabinieri e poi si avvierà la discussione. Inizialmente, come spesso accade, la persona offesa, anche per il timore di possibili ritorsioni, aveva evitato di denunciare i fatti all’autorità giudiziaria. Le pressioni del compagno si ripetevano e la vittima viveva in uno stato di terrore e sofferenza.



Secondo la ricostruzione accusatoria, nella serata del cinque dicembre 2018, in seguito all’ennesimo litigio, il diamantese avrebbe picchiato selvaggiamente la donna. E, in quella occasione la vittima aveva anche chiesto aiuto ad un familiare e ai carabinieri. E quella sera, l’imputato, in preda ad un’incontenibile violenza, minacciava, con due coltelli, anche il congiunto della vittima. Solo il tempestivo intervento dei militari, riusciva a scongiurare la tragedia. La donna, con vistose ferite da taglio e sanguinante, veniva ricoverata in ospedale. A seguito di quel primo episodio venuto alla luce grazie all'intervento dei militari, l'uomo era finito in carcere. L'avvocato Francesco Liserre aveva proposto riesame al Tribunale della Libertà di Catanzaro, ed aveva ottenuto, nei confronti del suo assistito, dapprima la sostituzione della misura carceraria con quella degli arresti domiciliari e, successivamente, anche la sostituzione di tale misura con quella meno afflittiva del divieto di avvicinamento e di comunicazione con la persona offesa. Tale divieto era stato violato sistematicamente dall'imputato che continuava ad incontrare la donna e a contattarla telefonicamente. In particolare, il 17 ottobre del 2019, il diamantese, in probabile stato di ebbrezza, si era recato sotto l’abitazione della vittima, lanciando pietre e minacciandola di morte anche con messaggi telefonici. Scattava una nuova misura cautelare in carcere, anche alla luce della nuova normativa del cosiddetto Codice Rosso, a tutela delle donne vittime di violenza. Misura, successivamente, revocata dallo stesso Tribunale che, accogliendo le argomentazioni difensive, disponeva l’immediata liberazione del diamantese.



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