Operazione Archimede: 10 misure nei comuni dell'alto Tirreno cosentino. Gli indagati
Aggiornamento: 29 mar 2022
Sono coinvolti anche un tecnico dell'Arpacal, e il sindaco di San Nicola Arcella, Barbara Mele, oltre a tecnici comunali e imprenditori
SAN NICOLA ARCELLA – 20 lug. 21 - L'hanno chiamata operazione “Archimede”, in riferimento alle questioni ambientali tanto dibattute: depurazione e qualità del mare. Coinvolge diversi comuni della zona. Sono 4 le misure cautelari degli arresti domiciliari e altre sei di tipo interdittivo. L'operazione è stata portata a termine dai carabinieri della Compagnia di Scalea, coordinati dal capitano Andrea Massari. L'attività di indagine è stata curata dalla Procura di Paola, con a capo il procuratore Pierpaolo Bruni, e dal sostituto procuratore Rossana Esposito. Dieci misure cautelari restrittive, in tutto, emesse dal Gip presso il Tribunale di Paola, Rosa Maria Misiti.
Riguardano, in particolare, un sindaco, Barbara Mele, di San Nicola Arcella, 3 responsabili degli uffici tecnici di comuni dell’alto Tirreno cosentino, vari imprenditori e un tecnico dell’Arpacal.
Le misure degli arresti domiciliari:
Tiziano Torrano, 49 anni, di Diamante;
Pasqualino De Summa, 57 anni, di Diamante;
Giuseppe Maurizo Arieta, 57 anni, di Scalea;
Maria Mandato, 57 anni, di San Nicola Arcella.
Per il sindaco di San Nicola Arcella, Barbara Mele, 51 anni, è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Gli altri indagati con misure interdittive sono:
Albina Rosaria Farace, 43 anni, di Santa Maria del Cedro; sospesa dai pubblici uffici per un anno;
Francesco Fullone, 43 anni, di San Nicola Arcella; sospeso dai pubblici uffici per un anno;
Enzo Ritondale, 41 anni, di Diamante; divieto temporaneo di contrattare con la Pubblica amministrazione per un anno;
Renato La Sorte, 54 anni, di Nocera Terinese, divieto temporaneo di contrattare con la Pubblica amministrazione per sei mesi.
Vincenzo Cristofaro, 51 anni, di Belvedere Marittimo; divieto temporaneo di esercitare l'attività professionale per un anno;
Altri indagati:
Alberto De Meo, 52 anni, di Santa Maria del Cedro,
Francesco Astorino, 39 anni, di Buonvicino;
Giovanni Amoroso, 42 anni, di Buonvicino;
Giovanni Palmieri, 48 anni, di Paola;
Giuseppe Oliva, 56 anni, di Papasidero;
Vincenzo Perrone, 64 anni, di Papasidero;
Virgilio Cordero, 62 anni, di San Nicola Arcella.
L’indagine coordinata dal Procuratore della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni ha ad oggetto una serie di illeciti riguardanti procedure ad evidenza pubblica nel settore della depurazione.
In particolare sono state ricostruite condotte collusive e fraudolente finalizzate ad avvantaggiare uno o più operatori economici con riguardo ad appalti e affidamento di servizi in diversi comuni dell’alto Tirreno Cosentino, anche in violazione dei criteri di rotazione nell’affidamento di lavori e aggirando il dovere di effettuare indagini di mercato.
E’ emerso dalle indagini che taluni imprenditori avrebbero violato gli obblighi contrattuali assunti con comuni della fascia tirrenica con riguardo ad appalti afferenti la gestione e la manutenzione dell’impianto di depurazione e degli impianti di sollevamento e hanno smaltito fanghi di depurazione senza adeguato trattamento presso terreni agricoli anziché mediante conferimento in discarica autorizzata, talora anche attraverso lo sversamento del refluo fognario in un collettore occulto.
In alcune circostanze sono state immesse nelle acque sostanze chimiche in assenza di un preciso dosaggio rapportato alle caratteristiche microbiche delle acque, con la finalità di occultare la carica batterica delle acque prima dei previsti controlli, la cui esecuzione veniva in anticipo e preventivamente comunicata al soggetto da controllare da parte di un tecnico dell’Arpacal che, violando il segreto d’ufficio, concordava direttamente con i gestori degli impianti di depurazione le modalità di esecuzione dei controlli, oltre che la scelta del serbatoio da verificare, così determinando una alterazione della genuinità delle analisi effettuate.