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Ospedali da riaprire o "tendopoli”: dibattito aperto. Sanità malata. C'è assenza di programmazione

Nella Calabria avvolta dal Coronavirus, si discute ancora sulle migliori opportunità per i cittadini



La sanità in Calabria non smette mai di stupire, quasi sempre con risvolti negativi che contribuiscono ad abbassare il livello di fiducia dei cittadini. In un mondo informatizzato, per esempio, si ha difficoltà persino a raccogliere in modo univoco i dati della pandemia; i numeri diventano un problema, anche politico, e allora si preferisce nasconderli, con l'alibi solita della privacy. E da questi altalenanti numeri non possono che uscire proposte, anche stravaganti, per organizzare la sanità e le strutture per fronteggiare la pandemia. Tutto questo al termine di un'estate in cui si è preferito cantare come le cicale al sole cocente di questo sfortunato lembo di terra. Ci sarebbe poi tanto da aggiungere sull'organizzazione della "gestione” di quei "numeri” che purtroppo si traducono inevitabilmente in persone fisiche. Alcuni costretti per diversi giorni a restare a casa in attesa di un tampone. La "casuale" applicazione dei test dell'Asp gira come un roulette. Nessuna assistenza. e, ancora, la girandola dei numeri telefonici che dovrebbero aiutare il cittadino a muoversi del pantano della pandemia diventa un'altra trappola per chi ha bisogno. Spesso, benché pubblicizzati per dare l'idea di quella Sanità efficiente che non c'è, come sempre, suonano a vuoto. Per comunicare con qualcuno, partendo dal numero verde, si apre un nuovo mondo. Tanto chi è a casa, non ha nient'altro da fare. Quello della burocratizzazione, persino nell'uso dei telefoni, è un problema che assilla costantemente il cittadino e la promessa di procedure snelle resta sempre tale.

Negli ultimi giorni in Calabria si è aperto il dibattito sul montaggio di ospedali da campo. Si sottolinea "montaggio”; perché poi tra il montaggio e l'organizzazione si dovrà passare ad una nuova sequenza di dichiarazioni, di annunci roboanti.

C'è chi annuncia soddisfatto l'arrivo di ospedali da campo, (Spirlì o i consiglieri regionali De Caprio ed Esposito) e c'è chi come i sindaci di una "landa desolata” del territorio calabrese, l'alto Tirreno cosentino, cercano di far a arrivare, a vuoto, visti i tentativi già fatti in passato, l'idea del "Covid hotel” in una struttura già pronta, con letti nuovi, mai usati, con l'impianto per l'ossigeno.

L'HOTEL COVID

PRAIA A MARE - Inutili doppioni, ospedali da campo, altre “stregonerie” per combattere l’emergenza da coronavirus non rientrano nelle idee dei sindaci dei tre paesi all’ingresso della Calabria: Aieta, Tortora e Praia a Mare. Perchè arrovellarsi il cervello per cercare alternative stravaganti, forse anche come quella degli ospedali da campo, e, invece, non utilizzare la struttura già esistente a Praia a Mare per creare un “Hotel Covid”. L’alto Tirreno, da anni inascoltato, può fornire il suo contributo senza eccessivi salti acrobatici. I sindaci di Tortora, Praia a Mare e Aieta: Toni Iorio, Antonio Praticò e Gennaro Marsiglia, con l’appoggio delle rispettive amministrazioni, concordano con quanto affermato dal consigliere regionale Giuseppe Aieta, che mette in risalto la possibilità di avere a Praia a Mare un ospedale Covid già pronto, con Tac e Risonanza Magnetica, e può essere allestito immediatamente. “Rifiutiamo categoricamente - scrivono i tre sindaci - la realizzazione di un ospedale da campo per come abbiamo avuto modo di apprendere, perché Praia ha un eccellente pronto soccorso, munito già di tenda per i sospetti Covid, dove si effettua il triage e la visita del paziente. Pertanto: no a d inutili doppioni”. C’è già una proposta dei sindaci che risale al mese di marzo e che è stata inviata per altre due volte. L’idea è quella di integrare i primi 20 posti letto, in modo da poter decongestionare gli ospedali già individuati per la cura dei pazienti post Covid non ancora negativizzati e che necessitano ancora di isolamento e osservazione, e incrementare così l’offerta sanitaria già carente e in grave difficoltà. “Ci preme anche sottolineare - confermano i tre sindaci - che gli occorrenti monitor multiparametrici e i dispositivi per la ventilazione assistita non invasiva potrebbero essere acquistati dai comuni di Praia, Aieta e Tortora e donati all’ospedale di Praia a Mare in comodato d’uso gratuito”. Iorio, Marsiglia e Praticò, dopo aver condiviso la proposta del consigliere regionale Aieta, con la condizione che venga garantita la sicurezza dei pazienti all’interno del nosocomio, invitano l’esponente del consiglio calabrese a recarsi a Praia a Mare. “Insieme a noi tre sindaci di Praia, Tortora e Aieta e agli organi preposti per la fattibilità e la messa in opera dell’ospedale Covid, per controllare se può essere verificato e attuato il percorso e la sicurezza per i pazienti Covid e per i non Covid già ricoverati, unitamente alle emergenze che afferiscono giornalmente all’ospedale di Praia a Mare. Confidando che l’On.le Aieta si renda disponibile all’attuazione di questo progetto, già operante nell’Ospedale di Cetraro”. Iorio, Marsiglia e Praticò affermano che è tutto scritto nella proposta inviata al commissario straordinario, Giuseppe Zuccatelli, in quel periodo, responsabile dell’Asp di Cosenza (successivamente dimissionario), al generale Cotticelli, al presidente della Regione Calabria, al dipartimento Tutela Salute della Regione Calabria Antonio Belcastro e al Ministro della Salute Roberto Speranza. Si chiedeva, già nei mesi scorsi di organizzare un hotel Covid, “anticipando - scrivono - finanche il Governatore della Campania De Luca, che solo oggi si appresta a realizzare l’hotel Covid, che consentiva allora e consente oggi anche un grande risparmio delle risorse, in questo momento di grave crisi. La struttura ospedaliera di Praia a Mare è già dotata di impianto ossigeno centralizzato, letti nuovi mai utilizzati e servizi igienici efficienti, tali da mettere in funzione immediatamente i 20 posti letto, che possono essere raddoppiati, sempre nella stessa struttura. “Tutto questo discorso non può prescindere dall’assunzione dei medici, paramedici e OSS, tenendo presente la grande mole di lavoro e l’impegno della direzione sanitaria e dei suoi collaboratori a qualsiasi titolo di questo nosocomio praiese”.

MORMANNO: PERCHE' NON RIAPRIRE GLI OSPEDALI ESISTENTI?

L’ospedale di Mormanno, ristrutturato con fondi del sisma che investì il Pollino, attende dal 2019 di entrare in piena funzionalità 


«Perchè aprire ospedali da campo quando abbiamo strutture esistenti pronte a rispondere ai bisogni del sistema sanitario regionale?» Se lo chiede il sindaco di Mormanno, Giuseppe Regina, che rilancia alla regione Calabria ed al commissario per la sanità regionale l'appello di rendere funzionale ed operativo la casa della salute del suo comune. Una struttura rimessa a nuovo con i fondi del sisma che investì il Pollino e che nel piano della riorganizzazione della sanità calabrese portò alla firma di un protocollo con i dirigenti regionale che «andava a disciplinare l’offerta sanitaria che il nostro presidio doveva e poteva offrire». Ma da quella firma nulla è cambiato, nonostante i solleciti del sindaco di Mormanno che richiama ancora una volta come quell'intervento di ristrutturazione del presidio sanitario del Pollino è stato compiuto per scelta delle comunità anche di Laino Borgo e Laino Castello che hanno destinato a questa opera i propri fondi del terremoto. 

«Continueremo a batterci per rivendicare la riapertura degli ospedali territoriali che possano dare adeguate risposte ai bisogni di salute dei cittadini e soprattutto una rete di offerta sanitaria diversificata in base alle esigenze» ribadisce alla vigilia della partenza per la manifestazione romana del 19 novembre con tutti i sindaci del territorio. A Mormanno otre il 118, il laboratorio analisi i posti di riabilitazione estensiva già attivi dovevano essere attivati posti di RSA medica, posti di RSA Anziani, posti per il disturbo dei comportamenti alimentari e naturalmente lo sblocco del turnover per tutti i servizi attivi. «Noi ci siamo impegnati a consegnare una struttura del tutto adeguata dal punto di vista sismico ed efficientata dal punto di vista energetico. Lo abbiamo fatto in maniera condivisa con 3 comunità consci dell’importanza di avere un punto di riferimento sanitario territoriale. È da tempo che siamo pronti ma nonostante manifestazioni a Catanzaro, lettere, incontri, proteste nessun impegno è stato mantenuto».

Graziano scrive a Speranza e Conte: «Subito assunzioni personale medico e riapertura ospedali»

CATANZARO – «Tante chiacchiere, ma i fatti stanno a zero. Ad oggi, a distanza di più di una settimana dallo scoppio del bubbone sul caso Calabria, si continua a discutere del nulla. I calabresi hanno bisogno di un piano di azione per uscire dall’emergenza sanitaria in atto che continua ad imperversare e a creare disagi su disagi. Andando di questo passo rischieremo di essere travolti dalla pandemia e nella nostra regione potrebbe essere una strage. Serve attuare oggi stesso un piano di azione per l’assunzione di nuovo personale e per la riapertura dei presidi ospedalieri soppressi. Senza se e senza ma. In questo momento poco importa chi sia il Commissario della sanità, bisogna agire prima che sia troppo tardi».

È questo, in sintesi, l’appello accorato che il Presidente del Gruppo UDC in Consiglio regionale, Giuseppe Graziano, lancia al Ministro della Salute, Roberto Speranza, e al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte.

«Stamattina – precisa Graziano - ho inoltrato una missiva al Premier e al Ministro della Salute invitandoli a far presto. Purtroppo non c’è più molto tempo prima che lo tsunami della pandemia colpisca e travolga la Calabria con il rischio di provocare una strage di calabresi. Non voglio essere allarmista. Anzi. Ma il tempo a disposizione per evitare che tutto ciò accada è davvero poco. Fa rabbia assistere a dibattiti superflui dedicati alla polemica su chi debba o non debba essere il commissario alla sanità, mentre nessuno fino ad oggi ha mosso un dito per affrontare l’emergenza che sta imperversando nella nostra regione. E tutto questo con la duplice colpa del non agire pur sapendo la gravità della situazione».

«Nella missiva di stamani – aggiunge ancora il capogruppo dell’UDC – ho tracciato delle soluzioni che dovrebbero essere subito attuate. Una road map operativa contro l’emergenza che prevede l’assunzione immediata a tempo indeterminato di personale sanitario, attingendo se necessario anche dalle graduatorie nazionali degli idonei; il potenziamento dei posti letto e la riapertura tempestiva di tutti gli ospedali soppressi, da quello di Cariati a quello di Praia a mare passando per Trebisacce e San Marco Argentano; l’attivazione delle unità speciali di continuità assistenziale. I pronto soccorso sono saturi di gente con soli sintomi Covid. E nessuno si chiede che fine abbiano fatto tutti gli altri cittadini che hanno altre patologie. Sono chiusi in casa, perché hanno paura di rivolgersi alle strutture sanitarie viste ormai come luoghi infestati dal coronavirus».

«Se non si interviene subito ci saranno colpe per omissioni gravi. E sicuramente, in questo momento, non siamo sulla strada giusta. Non sappiamo chi gestisca ad oggi il governo della sanità pubblica in Calabria. Chi si sta assumendo la responsabilità? Quali azioni si stanno ponendo in essere per affrontare l’emergenza ma, soprattutto, chi è la persona deputata alle scelte? Forse Zuccatelli, che a quanto pare non ha ancora il decreto di nomina? Forse Strada che qualcuno dice sia già in Calabria da due giorni ma a fare cosa nessuno lo sa. O forse il Ministro Speranza da cui dipende l’apparato di gestione del commissariamento della sanità della nostra regione? Siamo in un pericolosissimo momento di stasi. Siamo in mezzo al guado -  conclude Graziano - e rischiamo di essere travolti dalla piena».

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