Overloading: ingiusta detenzione, accolte le domande per due di Santa Maria del Cedro
Erano indagati nell'attività del 2010 denominata Overlading: la corte d'Appello ha accolto le domande per ingiusta detenzione per due cittadini di Santa Maria del Cedro assistiti dall'avvocato Ugo Vetere

Santa Maria del Cedro, 13 marzo 2025 - La Corte di Appello di Catanzaro ha accolto le domande di riparazione per ingiusta detenzione presentate da Giuseppe Marino, 67 anni, e Ottavio Pasqua, 38 anni, entrambi cittadini di Santa Maria del Cedro, assolti in precedenza dai reati contestati nell'ambito del processo scaturito dall'operazione denominata “Overloading” che risale al dicembre del 2010 contro la cosca Muto di Cetraro e contro la 'ndrina Chirillo di Paterno Calabro e San Luca.
Battaglie legali
I due uomini, dopo anni di battaglie legali, assistiti dall'avvocato Ugo Vetere, hanno ottenuto il riconoscimento del diritto a un risarcimento per i giorni trascorsi in custodia cautelare e agli arresti domiciliari, ritenuti ingiusti alla luce delle sentenze di assoluzione divenute definitive.
Il caso di Giuseppe Marino
Quest'ultimo originario del crotonese, oggi 67enne, era stato sottoposto a fermo il 2 dicembre 2010 per presunti reati legati al traffico di stupefacenti. Dopo un periodo di custodia cautelare in carcere e arresti domiciliari, il tribunale di Paola lo aveva assolto con sentenza definitiva nel 2015, dichiarando che non aveva commesso i fatti contestati. Marino aveva patito un totale di 595 giorni di privazione della libertà, di cui 161 in carcere e 434 agli arresti domiciliari.
La Corte di Cassazione, con sentenza del 9 giugno 2023, aveva annullato una precedente ordinanza di rigetto della Corte di Appello, rilevando che non erano state individuate condotte gravemente colpose da parte di Marino tali da giustificare il diniego del risarcimento. La sentenza di assoluzione è divenuta irrevocabile a marzo del 2018. La Corte di Appello, in seguito al rinvio, ha riconosciuto il diritto di Marino a un indennizzo.
Il caso di Ottavio Pasqua
Il caso di Ottavio Pasqua, oggi 38enne. Era stato fermato nello stesso periodo per analoghi reati. Dopo 23 giorni di custodia cautelare in carcere e 475 giorni di arresti domiciliari, anche lui era stato assolto dal tribunale di Paola nel 2015 per non aver commesso il fatto con sentenza divenuta irrevocabile a marzo del 2018. La Corte di Cassazione aveva annullato la precedente decisione di rigetto, sottolineando che non erano state dimostrate condotte gravemente colpose da parte di Ottavio Pasqua. La Corte di Appello ha quindi riconosciuto all'uomo un indennizzo, considerando i 498 giorni di privazione della libertà subiti. In entrambi i casi, la Corte, accogliendo le istanze dell'avvocato Ugo Vetere, ha applicato i principi giurisprudenziali consolidati, secondo cui l’indennizzo per ingiusta detenzione deve essere determinato in modo equitativo, tenendo conto della durata della privazione della libertà e delle conseguenze personali e familiari derivanti. Il parametro giornaliero è stato calcolato dividendo l’importo massimo indennizzabile (516.546 euro) per i 2.190 giorni corrispondenti ai 6 anni di custodia cautelare massima previsti dalla legge.
L'indagine Overloading
Per entrambi, le accuse, poi smontate definitivamente, si basavano principalmente su attività captative. C'è da aggiungere che l'operazione denominata “Overloading” ha avuto un'ampio raggio d'azione, le tesi accusatorie, in generale, si fondavano sulla ricostruzione di attività nell'ambito del narcotraffico in cui si riteneva che i cetraresi avessero finanziato stabilmente l'operato del boss di turno che aveva continuo bisogno di danaro, non solo per trattare l'acquisto dei singoli carichi ma anche per i suoi continui spostamenti fra l'Olanda, la Germania, la Spagna e, soprattutto, il Sudamerica dove si recava frequentemente per tenere i contatti con i fornitori di cocaina.
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