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Raid di Ferragosto a Diamante: si pronuncia la Cassazione

Il "raid di Ferragosto" avvenuto a Diamante nel 2020 è oggetto di decisione della Cassazione, condanne definitive, rinvii per nuovi giudizi e nessun risarcimento spese al comune di Diamante


Una immagine del "raid di ferragosto" a Diamante
Il "Raid di Ferragosto” a Diamante

Diamante, 28 febbraio 2025 – La vicenda conosciuta in modo convenzionale come il “Raid di Ferragosto”, avvenuto a Diamante nel 2020, è stata oggetto di sentenza per la Suprema corte con  condanne definitive, rinvii per nuovi giudizi e nessun risarcimento spese al comune di Diamante. Un fatto di cronaca che ha anche, notoriamente, dei risvolti “politici” a Diamante. Come si ricorderà, infatti, il sindaco Achille Ordine aveva dichiarato incompatibile il consigliere Francesco Liserre, ex di maggioranza, nel doppio ruolo di rappresentante del consiglio comunale e di avvocato di parte civile per il comune, voluto dall'ex sindaco Ernesto Magorno. Tale vicenda aveva contribuito a generare la crisi politica tra la nuova amministrazione e l'ex esponente di maggioranza, Liserre. Situazione di divergenze politiche che ancora si trascina nelle assemblee del consiglio comunale.

La Cassazione

Ma c'è di più. La Cassazione ha rigettato la domanda di liquidazione delle spese della parte civile, il comune di Diamante, per l'assenza all'udienza “in presenza” dell'avvocato nominato dall'amministrazione Ordine per il comune di Diamante. La Corte di Cassazione, infatti, evidenzia al punto 6 quanto affermato dalle “sezioni unite”, secondo le quali: “nel giudizio di cassazione con trattazione orale non va disposta la condanna dell'imputato al rimborso delle spese processuali in favore della parte civile che non sia intervenuta nella discussione in pubblica udienza, ma si sia limitata a formulare la richiesta di condanna mediante il deposito di una memoria in cancelleria con l'allegazione di nota spese”.

I fatti

Per quanto riguarda i fatti, come si ricorderà il 15 agosto del 2020, a Diamante, era stato bollato come una giornata di caos, una sorta di “Far west”, il cosiddetto “raid di Ferragosto”. Uno degli imputati era stato immortalato in una fotografia con un'arma in mano mentre insieme ad altri due, tutti e tre cosentini, generava panico nel centro turistico di Diamante. Successivamente era stata individuata anche l'arma: una pistola Walter, calibro 22, con matricola abrasa.

La decisione

Per quanto riguarda il cosiddetto “raid di Ferragosto” la corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di Christian Mirabelli, 25 anni, condannato al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende. Annullata, invece, la sentenza impugnata da Christian Ruffolo, 27 anni, e Fabio Pezzulli, 28 anni, gli altri due imputati, limitatamente al capo “e”, la “minaccia in concorso”, con rinvio per nuovo giudizio ad altra sezione della Corte d'appello di Catanzaro. Sempre la Cassazione ha dichiarato, nel resto, inammissibili i ricorsi di Christian Ruffolo e Fabio Pezzulli. Ha dichiarato irrevocabile nei confronti di Christian Ruffolo l'accertamento di responsabilità per due capi di imputazione e la relativa pena finale di un anno e dieci giorni di reclusione. Sempre la Cassazione ha dichiarato irrevocabile nei confronti di Fabio Pezzulli l'accertamento di responsabilità per il capo d) e la relativa pena finale di un anno di reclusione. Rigettata la domanda di liquidazione delle spese della parte civile per il comune di Diamante.

La corte d'appello

La Corte di appello di Catanzaro, in parziale riforma della sentenza emessa dal giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Paola, aveva condannato Cristian Mirabelli per i reati di detenzione e porto in luogo pubblico di un'arma comune da sparo (pistola marca Walter cal. 22) con matricola abrasa (capo a) e ricettazione della stessa (capo b), nonché in concorso con Christian Ruffolo e Fabio Pezzulli per le lesioni cagionate a Matteo Presta, con le aggravanti di aver agito in più persone riunite, di aver commesso il fatto con armi (tirapugni e bastone) e per futili motivi (capo d) e, sempre in concorso tra loro, per aver minacciato Matteo Presta, un cameriere di Diamante: il Mirabelli con l'uso della pistola e Christian Ruffolo con un manganello telescopico della lunghezza di 53 centimetri (capo e). Solo Christian Ruffolo è stato condannato anche per la violazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Cosenza.




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