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Reggio Calabria, operazione Ares: confisca dei beni per l'imprenditore Giuseppe Nasso

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  • 6 ott 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

L'uomo, di Rosarno, era rimasto coinvolto nell'operazione Ares conclusa nell'estate del 2018

REGGIO CALABRIA – 6 ott. 20 - I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria nella giornata odierna hanno dato esecuzione alla confisca dei beni sequestrati all’imprenditore Giuseppe Nasso, quarantunenne di Rosarno, arrestato nell’operazione Ares condotta nell’estate del 2018.

Il provvedimento è scaturito dalla pronuncia della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che ha ravvisato gli estremi per alienare gran parte del patrimonio della disponibilità del giovane imprenditore atteso che i beni, oltre ad essere stati giudicati di provenienza illecita, erano stati messi a disposizione delle consorterie rosarnesi per realizzare i propri programmi criminali.

Il sequestro dei beni divenuti patrimonio dello Stato è conseguito all’arresto di Giuseppe Nasso, uno dei destinatari dei provvedimenti cautelari in carcere emessi a carico di 45 persone ritenute appartenenti a due diverse articolazioni territoriali della ‘ndrangheta.



Le indagini, come riferiscono gli inquirenti, hanno permesso di documentare come l'imprenditore era risultato tra gli organici di uno dei sodalizi scoperti, a favore del quale poneva la disponibilità di strutture e capitali importanti, in maniera strumentale, per agevolarne le finalità illecite.

L’operazione Ares, che ha comportato un’imponente manovra investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica reggina, diretta da Giovanni Bombardieri, ha permesso infatti di disarticolare due tra le più temibili articolazioni della ‘ndrangheta attive nella Piana di Gioia Tauro.

Le attività di Polizia Giudiziaria condotte dai Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro tra il 2017 ed il 2018, sotto il coordinamento del Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Adriana Sciglio, hanno permesso di individuare, per la prima volta, ben due articolazioni criminali, quella dei “Cacciola-Grasso” e quella dei soli “Cacciola”, contrapposte tra loro, radicate nella Piana di Gioia Tauro e riconducibili alla società di Rosarno del «mandamento tirrenico» della provincia di Reggio Calabria.

I beni confiscati sono riferibili: ad un milione di euro, le cui mazzette erano a disposizione dei boss della ‘ndrangheta; una impresa, comprensiva del compendio aziendale; due unità immobiliari, un libretto di deposito titoli, una polizza assicurativa, il tutto per un valore complessivo che supera i 2,5 milioni di euro.

La medesima Autorità Giudiziaria ha comminato a Giuseppe Nasso, la Misura di Prevenzione personale della Sorveglianza Speciale con Obbligo di Soggiorno, che lo stesso dovrà scontare dopo la sua scarcerazione.

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