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S. Maria del Cedro, operazione "Archimede": misura ridotta per il tecnico di Sangineto

Misura interdittiva ridotta per il tecnico del comune di Sangineto



SANTA MARIA DEL CEDRO – 22 apr. 21 - La seconda sezione penale del tribunale di Catanzaro, in funzione di giudice del riesame, ha preso una ulteriore decisione su un'altra indagata nell'operazione “Archimede”, portata a termine dai carabinieri della compagnia di Scalea. Così come nel caso precedente, è stata accolta parzialmente l'istanza degli avvocati Ugo Vetere e Romina Farace, difensori di fiducia di Albina Rosaria Farace, 43 anni, di Santa Maria del Cedro, quale responsabile del servizio tecnico del comune di Sangineto. Il Tribunale ha ridotto la durata della misura interdittiva applicata a 5 mesi ed ha confermato, per il resto, l’ordinanza impugnata. Il Gip Rosamaria Mesiti aveva applicato all'indagata la misura interdittiva della sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio per la durata di un anno. L'imputazione provvisoria individua fra le presunte responsabilità di Albina Rosaria Farace, in qualità di responsabile del servizio tecnico del comune di Sangineto, una ipotizzata turbativa del procedimento di scelta del contraente riferita alla determina del 25 ottobre 2019, con la quale affidava alla ditta, il cui responsabile risulta anche indagato, l’intervento di ripristino della funzionalità dell’impianto di sollevamento in località Pantana attraverso l’acquisto di una pompa sommersa trifase da Kw 22 dell’importo di euro 6.860 più iva.


All'indagata viene contestato di essersi accordata affinchè la ditta eseguisse i lavori oggetto della determinazione, già prima della emanazione dell'atto e fornisse un'offerta sulla piattaforma Mepa. L'indagata, ritenendo l'offerta economica, concordata, congrua e conveniente in rapporto alla qualità della prestazione, si sarebbe accordata affinchè venisse indicato nel corpo della determinazione, quale clausola essenziale (restrittiva) un termine di consegna fissato in soli due giorni lavorativi, al fine di rendere difficoltosa la partecipazione di altri imprenditori alla proposta lanciata sul Mepa. Gli avvocati Ugo Vetere e Romina Farace hanno impugnato il provvedimento cautelare adottato nei confronti dell’indagata sostenendo l’insussistenza dei presupposti applicativi della misura interdittiva in atto. In particolare, è stato sottolineato come “non vi fossero gli elementi costitutivi del delitto di cui all’art. 353 bis, contestato all’editto accusatorio di cui al capo 7) né tantomeno la condotta della ricorrente avrebbe potuto integrare il delitto di cui al capo 8)”.



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