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Scalea, droga e armi: le azioni punitive contro chi non pagava i debiti con l'uso delle pistole

Droga e armi a Scalea, le indagini fanno luce sulle azioni punitive organizzate contro chi non pagava i debiti e sull'uso delle pistole


Droga e armi a Scalea, le indagini fanno luce sulle azioni punitive organizzate contro chi non pagava i debiti e sull'uso delle pistole

Scalea, 23 novembre 2024 – Nell'auto di alcuni indagati a Scalea si discuteva anche di armi e in un caso è nata la questione su chi era più esperto a riconoscere la differenza fra il calibro delle cartucce e le dimensioni, le indagini dei carabinieri hanno fatto piena luce sulle azioni punitive contro chi non pagava i debiti per la droga, con l'uso anche di armi, pistole a disposizione del gruppo. Ma la conferma della disponibilità di armi da parte del gruppo viene fuori da una delle captazioni risalenti a qualche anno fa. Uno degli indagati viene ritenuto, sulla base degli indizi raccolti, il protagonista di un atto intimidatorio.

Colpo di pistola contro il debitore

Praticamente avrebbe esploso un colpo di pistola nei confronti di un consumatore di un paese vicino a Scalea. Quest'ultimo, secondo la ricostruzione si sarebbe trovato in debito con il gruppo criminale per forniture precedenti. I militari hanno documentato una lite avvenuta a Scalea in una zona un po' appartata e all’esterno delle auto. Inizialmente, il consumatore avrebbe messo le mani addosso a chi gli chiedeva di saldare il conto. E quindi il pusher avrebbe raggiunto uno dei cinque indagati finiti agli arresti per ritirare la pistola successivamente utilizzata per minacciare il consumatore. Un altro incontro si sarebbe svolto, sempre in zona isolata, dove i due avrebbero ripreso la discussione. Ma questa volta, al culmine della lite sarebbe stato esploso un colpo d’arma da fuoco, repertato distintamente nelle attività di ascolto dei carabinieri. Poi, il racconto dell'episodio ad un altro sodale che si informava se avesse colpito il debitore. Quest'ultimo avrebbe dovuto consegnare il dovuto entro quindici giorni. L'arma utilizzata, si ritiene, che fosse nella disponibilità di qualsiasi componente della rete di spaccio. Ed infatti, nel corso della discussione, in cui si prospettavano future rivendicazioni e violenze ai danni del consumatore, sono stati messi in luce due dettagli significativi: il primo è costituito dal fatto che l’arma fosse stata prelevata da chi doveva riscuotere la cifra nell'abitazione di un componente del gruppo; il secondo è relativo alle caratteristiche dell’arma, verosimilmente del tipo revolver, considerato che pare fosse priva di sicurezza manuale e che tratteneva i bossoli dopo lo sparo: «ma la, non ce n'è sicura e ne niente ... non ti cade nemmeno il colpo». Per chi ha indagato, tale episodio integra una manifestazione tipica dell’agire mafioso tradizionalmente riconosciuta.

Armi e tirapugni contro un uomo

Armi ed oggetti atti ad intimidire spuntano anche in un altro episodio del 2020. Alcuni indagati organizzano un'azione punitiva muniti di mazze e altri oggetti contundenti. Con le solite modalità, anche in questo caso viene ritirata nell'abitazione di uno degli indagati una delle pistole “quella grigia” che secondo le intenzioni del gruppo punitivo avrebbe dovuto essere usata a fini dimostrativi: «non devi usare... non dobbiamo usare niente ragazzi!... dovete stare tranquilli... questa c'è solo... lasciala stare che è carica... però ce l'hai messa la sicura? eh! si c'è la sicura la vedi». In dotazione del gruppo punitivo anche un tirapugni. “Raggiunta la vittima, la sottoponevano ad un violento pestaggio nel corso del quale veniva esploso un colpo di pistola”. La vittima, pur non fornendo dettagli sull’identità dei soggetti coinvolti, ha confermato di essere stata aggredita presso la propria abitazione e di aver riportato anche delle lesioni all’orecchio che l’avevano costretta a ricorrere a cure mediche presso la clinica di Belvedere Marittimo.

Le reazioni

“In proposito – si legge - va rimarcato come, a fronte del contegno, ritenuto irriguardoso i correi abbiano reagito con condotte dense di carica intimidatoria, che, senza dubbio, integrano una manifestazione tipica dell’agire mafioso tradizionalmente riconosciuta: violento pestaggio con l’uso di oggetti contundenti e

un’arma da sparo carica e alla presenza di più persone, che rinviene la propria ragion d’essere non già in un’occasionale manifestazione di violenza, ma in una rappresaglia posta in essere dagli indagati”.


IL VIDEO DELL'OPERAZIONE




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