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Truffa: c'è anche un uomo di Praia a Mare fra i 5 arrestati

Si fingevano un grande marchio di società di catering e truffavano aziende nel settore alimentare. Fermati dai carabinieri della compagnia di Roma Parioli. C'è anche un praiese di 45 anni fra gli arrestati


PRAIA A MARE – 24 set. 21 - C'era anche un praiese nella banda di presunti truffatori individuata dai carabinieri della Compagnia di Roma Parioli. In manette sono finite in tutto cinque persone:

Patrizia Ferri, classe 1978, romana con diversi precedenti alle spalle che non solo manteneva i rapporti con le aziende, provvedendo agli ordinativi e organizzando le consegne, ma impartiva i compiti al resto della squadra, composta da altri tre romani dai 48 ai 62 anni (Salvatore Mancini, Giuseppe Patalano, Salvatore Mallia) e da un calabrese di Praia a Mare (Ulisse Biccini classe 1975). Fra i truffati: un'azienda vitivinicola delle Colline del prosecco che aveva ricevuto un'ordine di ventimila bottiglie; ma ci sono anche ordini di macchine per impastare il pane, inoltrati ad una ditta di Castelfranco Veneto,ed anche un birrificio del veronese.



Sono state in tutto 14 le presunte truffe ricostruite dai militari dell'Arma. Venivano individuati, in tutti i casi, operatori commerciali nel settore enogastronomico. I fatti in questione sarebbero accaduti tra il mese di dicembre 2019 ed il mese di settembre 2020. A sgominare la banda specializzata sono stati i carabinieri della compagnia di Roma Parioli, coordinati dal comandante Alessandro De Venezia, che è originario di Treviso. In carcere, su ordinanza firmata dal gip del tribunale di Roma, sono finite cinque persone tra i 43 e i 62 anni, quattro residenti rispettivamente a Roma, Monterotondo, Cesano di Roma e Bracciano, e uno a Praia a Mare. L'organizzazione sembrava essere ormai collaudata: contattavano le aziende del settore alimentare e ordinavano cibi, bevande e attrezzatura. Lo facevano fingendosi operatori della sede veneziana di una nota azienda di catering, con sedi in tutta Italia e all'estero.



Con tali credenziali, usando il telefono, ma anche la posta elettronica, si facevano consegnare la merce senza poi pagarla. A guidare il gruppo era una donna. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alle truffe e sostituzione di persona. Le modalità poste in essere dai presunti responsabili prevedevano la creazione di account falsi di posta elettronica, attraverso i quali simulare ordini di merce provenienti da note società di forniture di beni e servizi nel settore alimentare. Il gruppo si occupava di canalizzare la merce, ricevuta mediante artifizi e raggiri, in un sistema di mercato parallelo illecito, presso cui realizzare profitti economici, valutati nell’ordine di complessivi 100.000 euro in nove mesi. La banda, inoltre si era suddivisa i ruoli, attraverso la designazione della figura deputata alla gestione delle comunicazioni, delle basi di stoccaggio della merce, reperimento degli strumenti per la contraffazione di marchi e la gestione delle risorse nonché la suddivisione dei guadagni illeciti. Nella rete dovevano finire società con sedi legali in varie parti del territorio nazionale.



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