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Villaggio Mediterraneo, la complessa e tormentata vicenda della struttura di Scalea

Dopo il sequestro, una ricostruzione della tormentata vicenda del villaggio Mediterraneo di Scalea

Dopo il sequestro, una ricostruzione della tormentata vicenda del villaggio Mediterraneo di Scalea

Scalea, 16 settembre 2024 – E' una lunga storia, complessa da raccontare, ma anche da ricostruire, il sequestro del villaggio Mediterraneo nel centro di Scalea, sul litorale tirrenico, è solo l'ultimo di una serie di atti che mettono insieme tanti protagonisti: il comune, il demanio, la guardia costiera, la guardia di finanza, la stessa società, gli uffici tecnici, tanto per citarne alcuni; ma pure una serie di sentenze di giustizia amministrativa ed anche penali che vedono vincenti ora una parte ora l'altra.

Come è noto, i sigilli al villaggio Mediterraneo sono stati apposti lo scorso 5 settembre all'intera struttura, compreso l'appartamento in cui era fissata la residenza degli anziani familiari dei componenti della società. Guardia di finanza di Scalea e guardia costiera hanno in pratica eseguito una sentenza di maggio del Consiglio di Stato che mette in discussione tre concessioni balneari per le quali non risulterebbe pagata una parte del canone e dei tributi comunali.


Una vicenda complessa

Ma come è già noto, la vicenda è complessa, è costellata da una marea di carta bollata, di ricevute, di sentenze sulle quali forse anche chi indaga fa fatica a rimettere ordine, a porle in una successione logica, tant'è che per alcuni aspetti, come affermano i componenti della società Meridiana: talvolta una logica non c'è e nella confusione c'è chi potrebbe approfittare.

Insomma, bisognerebbe con pazienza trovare il tempo di rileggere i numerosi atti e di porli in una sequenza logica e verificare se vi siano stati degli errori nel tempo, dall'una e dall'altra parte, se si possa porre rimedio e fino a che punto c'è la possibilità di sanare.

Tre ore di dialogo con i rappresentanti della Meridiana sono bastati a ricostruire solo una piccola parte della intricata vicenda, gli ultimi anni.


Dopo il sequestro, una ricostruzione della tormentata vicenda del villaggio Mediterraneo di Scalea

Il Consiglio di Stato e la sentenza penale

Per esempio, è vero che la sentenza del Consiglio di Stato del maggio scorso richiama i canoni che non sarebbero stati versati, ma è anche vero che una sentenza penale di fine giugno 2022 riconosce la “buona fede” di chi gestisce la struttura turistica ricettiva. In questo caso, per esempio, l'imputato, doveva rispondere nella sua qualità di legale rappresentante della società di occupazione “arbitraria” senza alcun titolo di concessione e autorizzazione rilasciata dall'autorità competente, un'area di demanio marittimo di mq. 4.900,00 circa. Più o meno una situazione simile a quella attuale. In quella sentenza che si è conclusa con l'assoluzione si evidenziano dei concetti chiave della vicenda, si legge: “sono state versate in atti le copie dell'avvenuto pagamento da parte dell'odierno imputato del debito relativo al mancato pagamento del canone demaniale (un ricalcolo degli anni pregressi ndr.) pari a 17.320.55 effettuato in data 30.12.2020 nonché la richiesta di rateizzazione dell'importo dovuto per il mancato pagamento dei tributi ammontante a 62.633,25 euro”. Quest'ultima cifra, facente parte di una rateizzazione di tributi comunali a partire da agosto 2020.


La motivazione della sentenza penale

La motivazione della sentenza recita testualmente: “Tuttavia a parere del Tribunale, ciò che difetta nel caso di specie è l'elemento soggettivo del reato. Diverse, infatti, sono le ragioni che portano ad escludere che l'imputato abbia agito con la consapevolezza e la volontà di non voler adempiere al pagamento dei canoni demaniali (di fatto già versati) ed ai relativi tributi”. Il fulcro della questione viene fuori sempre nella motivazione della sentenza della causa penale, fra l'altro non appellata, nella quale si legge: “soltanto dal provvedimento del commissario ad acta, emesso in data 10.02.2020, l'imputato ha appreso che le concessioni al medesimo intestate non potevano essere prorogate o, come nel caso di specie, rinnovate essendo scadute, a causa del mancato pagamento dei canoni demaniali: detta circostanza, infatti, impediva, ai sensi dell'art. 11 della legge comunitaria 217 / 2011, il rinnovo automatico delle stesse”.


Dopo il sequestro, una ricostruzione della tormentata vicenda del villaggio Mediterraneo di Scalea

Il pagamento dei canoni

E infine, si legge: “ciononostante, in data 30.12.2020, l'imputato ha ottemperato al pagamento del debito relativo ai canoni demaniali ammontante a 17.320,55 euro ed ha richiesto un piano di rateizzazione con riferimento all'importo dovuto a titolo di tributi pari a circa 62.000,00 euro. Ne discende – scrive il giudice nella motivazione - come la condotta dell'imputato era ed è, come dimostra il regolare pagamento del canone demaniale e dei tributi relativamente all'anno 2021, caratterizzata dalla volontà di sanare la situazione per non decadere dalle concessioni demaniali al medesimo intestate”.

I responsabili della società hanno qualche sospetto: “Non vorremo che in tutta questa complessa vicenda ci fosse qualcuno che per motivi reconditi abbia preso di mira la nostra struttura”.

Quello che abbiamo raccontato è un frammento della lunga vicenda legata al villaggio Mediterraneo sul quale pesa però una sentenza del Consiglio di Stato. Ma, da quanto si intuisce, la società che è a conduzione familiare, non è disposta a cedere facilmente una struttura che fra l'altro per la posizione in cui si trova potrebbe essere anche sdemanializzata.



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